di Padre Carmine Arice
Cari Figli e Figlie della Piccola Casa,
sono lieto di offrire anche quest’anno qualche spunto di riflessione per continuare ad approfondire e quindi vivere con maggior consapevolezza il tema del lavoro nella Piccola Casa alla luce di quanto è emerso nella III Assemblea della Famiglia Carismatica Cottolenghina del giugno scorso sul tema: “Il lavoro nella Piccola Casa: dall’idea alla realtà”. Le considerazioni che troverete in questi Orientamenti Pastorali non solo sono in continuità con quelli dello scorso anno, ma non potrebbero essere compresi e risulterebbero incompleti se non li tenessimo presente; potremmo dire che questi Orientamenti sono la II parte di un unico argomento.
Lo scorso anno riflettendo sul tema “Collaboratori dell’Opera creatrice di Dio: il lavoro nella Piccola Casa”, abbiamo fermato la nostra attenzione sul lavoro come forma concreta mediante la quale collaboriamo con Dio, perché attraverso le nostre braccia, la nostra mente, il nostro cuore, la nostra offerta esistenziale e la nostra preghiera Egli possa continuare ad amare i suoi figli, in modo particolare coloro che sono in maggiore difficoltà e sono vittime di quella cultura dello scarto che non accenna a diminuire nel nostro contesto sociale. Nella Piccola Casa come nel contesto socio-culturale odierno, è quanto mai necessario e urgente evangelizzare il lavoro avendo, non di rado, perso la coscienza della sua alta vocazione di utilità sociale, maturazione personale e di collaborazione all’opera del Creatore, e sia diventato piuttosto una condanna necessaria – quando si ha la fortuna di averlo – da scontare con sopportazione per il necessario sostentamento personale e della propria famiglia. Il rischio che si corre è che la dimensione della fatica e la mercificazione dell’opera prestata diventino predominanti sul possibile senso e sul valore intrinseco della laboriosità. E questo è drammatico!
Se non sappiamo scoprire la capacità del lavoro di darci benessere prima ancora che reddito, convinti che gli esseri umani sono innanzitutto cercatori di senso, ogni altro rimedio sarà un palliativo inefficace a dare qualità, vigore e sviluppo a quello che facciamo, con il pericolo di diventare “macchine senza cuore e senza anime” che fanno quello che devono fare senza un fine, ma solo aspettando la fine.
Non c’è organizzazione, incentivi o e strategie utili a far funzionare una realtà se coloro che la costituiscono e la compaginano non sono abitati da significati possibili. Per questo, come ho scritto negli Orientamenti Pastorali dello scorso anno: “la ricerca di senso del lavoro, non può essere un lusso per pochi… dobbiamo aiutarci ad affrontare quello che qualcuno ha chiamato il paradosso della fatica, allo stesso tempo evitata, ma alla quale, contemporaneamente, occorre attribuire un grande valore esistenziale perché, come ha ricordato papa Francesco: “Il lavoro è una necessità. È parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale” (Francesco, Laudato sì, Roma, 2015, 128).
Spero che in questo tempo sia cresciuta questa coscienza; sono anche certo che il cammino è ancora lungo, anzi sono convinto che esso duri l’intera esistenza, perché se doloroso è vivere senza mangiare, penoso e insopportabile è vivere senza senso, lavorare senza un significato convincente e senza obiettivi antropologicamente significativi. E questo è un cammino che nessuno può fare al nostro posto, nemmeno l’organizzazione più perfetta.
Vista l’importanza dell’argomento, il Collegio Direttivo è stato unanime nel parere di continuare ad approfondire il tema del lavoro ma con un accento sulla concretezza. Ci è sembrato, infatti, che, se qualche ulteriore riflessione sul suo senso ci sia stata, è mancato – forse anche a causa delle circostanze straordinarie che la pandemia ci ha costretti ad affrontare – un adeguato sviluppo delle prospettive operative espresse negli Orientamenti Pastorali dello scorso anno in particolare al n. 7. Su questo punto ha concentrato la sua attenzione la III Assemblea della Famiglia Carismatica Cottolenghina e dalla ricchezza di riflessione di quei giorni prendono spunto gli Orientamenti di quest’anno.
Padre Carmine Arice