A frutto gli “insegnamenti” del Covid-19
da La Voce e il Tempo del 17 gennaio 2021
È un inizio d’anno diverso dagli altri: i proponimenti ed i programmi, che tradizionalmente caratterizzano questo periodo, sono oggi profondamente condizionati da una emergenza pandemica che, con la sua virulenza ed il suo perdurare ha confuso, nella nostra mente, passato e presente, proiettandoci verso un futuro denso di preoccupazioni. L’ospedale Cottolengo, sin dal primo apparire del contagio, ha garantito impegno e disponibilità costante alla collaborazione con il servizio sanitario regionale, nella battaglia per debellare il virus: sono stati messi a disposizione posti letto, risorse umane, risorse finanziarie, per continuare, anche in questa occasione, a perseguire la Missione voluta dal Santo fondatore ed a svolgere il ruolo istituzionale proprio di un ospedale che vuole essere vicino ai sofferenti. I sacrifici e l’impegno di tutto il personale, religioso e laico, la sintonia di azione tra tutte le strutture cottolenghine, hanno garantito, pur in situazioni di sofferenza, cura continua ed integrale, per pazienti ed ospiti che avevano necessità, in assenza di vicinanza dei parenti, di sentire un’attenzione particolare che riguardasse non solo gli aspetti sanitari, ma anche l’essenza della propria umanità.
L’emergenza che ancora prosegue non deve tuttavia fermare il nostro sguardo sul futuro, anzi si deve trarre esperienza da ciò che stiamo vivendo: l’ospedale deve guardare avanti, avendo sempre di più al centro il paziente. Gli obiettivi che ci proponiamo?
- Recuperare le prestazioni non erogate nell’anno passato, per restituire ai cittadini i servizi, che il Covid-19 non ha consentito di erogare appieno;
- innovare, tecnologicamente ed informaticamente, le attività sanitarie per renderle sempre più efficienti, immediate, vicine al cittadino;
- valorizzare la promozione del lavoro, migliorare il sostegno ed il benessere di tutti coloro che quotidianamente, ai vari livelli ed in varie forme, sono impegnati nella cura dei pazienti;
- investire sulla formazione, soprattutto delle nuove generazioni, per professioni sanitarie che dovranno sempre più coniugare qualificazione e sapere etico per governare un futuro di ricerca e di scienza. La sfida dell’intelligenza artificiale può essere raccolta da una società che sappia porre l’uomo al centro e garantire il governo dell’uomo sull’innovazione;
- rigore etico nella cura e nell’assistenza, soprattutto del più fragile, in ogni momento della sua esistenza (si pensi al malato terminale), per il raggiungimento di un umanesimo integrale.
Credo che la pandemia stia costringendo la realtà sanitaria a riflettere su due aspetti, da un lato sul valore etico dell’atto sanitario, che non è solo scienza, ma anche empatia e rispetto, dall’altro lato il senso di comunità che, paradossalmente, l’isolamento sociale di questo periodo può far germogliare, per la costruzione di un consesso umano solidale.
Dobbiamo essere partecipi e consapevoli del travaglio, che sta investendo la nostra società, per lavorare ad una ripresa che abbia al centro l’uomo, consapevoli che un ritrovato senso di comunità potrà rendere più diffuso il senso di responsabilità, il gusto della solidarietà, il respiro di una maggiore giustizia sociale.
Le nostre vite e la nostra società sono state trasformate in modo significativo, ma le riflessioni che derivano da questa drammatica esperienza devono portarci, attraverso le enormi sofferenze che stiamo vivendo, ad una nuova consapevolezza del significato di solidarietà, del costruire e vivere una comunità che fa del rapporto con il prossimo e della vicinanza operosa all’altro il senso reale del nostro essere.
Gian Paolo Zanetta, direttore generale Ospedale Cottolengo
Articolo pubblicato su La Voce e il Tempo del 17 gennaio 2021