Il ricordo della famiglia cottolenghina
Giovedì 5 novembre 2020 sono mancati due ospiti storici della Piccola Casa di Pinasca (To), Secondino e Renè (Renato). Di seguito pubblichiamo il ricordo della famiglia cottolenghina pinaschese.
Il 5 novembre sono volate in Paradiso due colonne portanti della Piccola Casa di Pinasca, amici in terra e ora amici in cielo. Strana coincidenza? Pensiamo di no. Hanno vissuto al Cottolengo una vita: Secondino per 68 anni e Renè per 45. Diciamolo: hanno scritto la storia della Casa.
Secondino
Parlare di Secondino come di un «ospite» della Casa di Pinasca è assolutamente sbagliato. Secondino è stato l’uomo della Casa: «il Factotum», quello cha sapeva tutto della Casa, della sua storia, che ha visto sfilare parecchie superiore e di tutte è stato un fedele aiutante. Arrivò nel 1952 a Pinasca ancora molto giovane proveniente da Casa Angeli di Pinerolo dove aveva imparato diversi mestieri: calzolaio, falegname… A Pinasca occorreva un’autista e il Rettore di allora, don Berra, scelse proprio Secondino. Gli fece prendere la patente e da allora il suo compito di autista non ha mai avuto soste. Ha scarrozzato decine e decine di suore, ha trasportato viveri e materiali, ha girato in tutte le Case del Cottolengo, sempre paziente, fedele agli ordini ricevuti, discreto e prudente. Secondino aveva un certo talento artistico, per cui nel tempo libero dipingeva e restaurava mobili antichi della Casa. Si può senz’altro affermare che il Cottolengo è stata la sua vera Casa e le suore le sue vere sorelle! Ad alcune di esse si è legato con particolare affetto, come suor Ettorina che lo ha sempre seguito e aiutato con amore materno. È stato un punto di riferimento per tutti, pronto sempre ad intervenire per aggiustare qualsiasi cosa, finché le forze glielo hanno permesso. Non si è comunque mai fermato e in questi ultimi anni si è dedicato alla pittura realizzando numerosi quadri.
Renè
Renè (Renato) si trovava alla Piccola Casa di Pinasca da 45 anni, da quando fu trasferito in modo da avvicinarsi al suo paese. Per parecchi anni era stato al Cottolengo di Torino. La decisione di trasferirlo a Pinasca è stata provvidenziale: Renè era davvero rinato dimostrando di avere delle buone capacità, di potersi rendere utile. Ha lavorato in lavanderia aiutando le suore che lo avevano definito «il Direttore». Renè aveva preso la cosa sul serio e si era sentito veramente responsabile. Ma non è tutto: tutte le mattine, puntuale come un orologio svizzero, si faceva trovare pronto in sacrestia per fare il chierichetto con uno stile tutto personale. In particolare la domenica e nelle festività si presentava sempre in giacca e cravatta, faceva la sua bella figura e riceveva complimenti da tutti. Venendo a Pinasca, Renè ha potuto riprendere i contatti con i suoi parenti e ogni tanto tornava in montagna per trascorrere qualche giorno con loro. Rientrava tutto felice, orgoglioso di poter fare assaggiare ai suoi amici e alle suore il buon formaggio di Ivano e Nadia, suoi lontani cugini che vivono a Balboutet.
Il Cottolengo è stata la loro unica vera famiglia!
Arrivederci Secondino e Renè, continuiamo a scrivere la storia insieme, voi da lassù in cielo e noi da quaggiù in terra.
La Famiglia Cottolenghina di Pinasca