Nato il 12 agosto 1922 a Castellinaldo, piccolo paesino nei pressi di Alba, Andrea Bordino (questo il suo nome di battesimo), trascorre l’infanzia e la giovinezza in una “straordinaria normalità”: scuola, lavoro nei campi, amicizie, parrocchia, preghiera… Emerge già la sua personalità mite e umile, ma forte e carismatica, e la sua profonda fede, che si traduce in opere di carità e nell’impegno come catechista e nell’Azione Cattolica.
Nel gennaio 1942 Andrea, diciannovenne, viene arruolato nell’Artiglieria Alpina Cuneense, e parte per la Campagna di Russia. Arrestato dai Russi, viene mandato nei campi di prigionia in Siberia.
In questi frangenti difficilissimi, Andrea Bordino si prodiga nell’aiutare i compagni più deboli e malati: si priva spesso del cibo per sfamare chi sta peggio di lui, e presta servizio nell’infermeria del campo. Al termine del conflitto, Andrea è liberato e partecipa alla tragica “ritirata di Russia”: rischiando più volte di morire per i colpi dei nemici ma più ancora per il gelo, Andrea riesce a tornare a casa assieme al fratello Risbaldo, grazie anche all’affidamento alla Madonna Consolata, alla quale erigerà un pilone votivo appena rientrato a Castellinaldo.
Nel 1946 Andrea Bordino entra nei Fratelli della Piccola Casa della Divina Provvidenza, il ramo religioso non sacerdotale del Cottolengo, prendendo il nome di Fratel Luigi della Consolata. Anche nell’ambito della sua nuova vita, continua il suo impegno di servizio gioioso verso gli ultimi con lo stesso stile di semplicità e amorevolezza rimasto impresso nella memoria di tutti coloro che l’hanno conosciuto. La sua azione si concretizza soprattutto con i malati: per oltre 20 anni lavora nell’ospedale del Cottolengo come infermiere. I medici, ed i colleghi lo ricordano per la grande competenza, professionalità e la straordinaria dedizione nel lavoro; i pazienti rammentano invece la speciale cura e pazienza che aveva nel trattare le persone, il suo sorriso e la sua profonda umanità.
Fratel Luigi si distingue poi per la carità verso i poveri ed i “senza tetto”, ma anche per la sua profonda vita di fede e preghiera e per la capacità di creare comunione all’interno della propria comunità religiosa.
Ammalatosi di leucemia fulminante nel 1975, Fratel Luigi vive per due anni con serenità e pazienza la malattia, e muore il 25 agosto 1977, all’età di 55 anni, compiendo l’ultimo gesto di carità: dona le cornee (uno dei primi casi in Italia), aiutando due persone a ritrovare la vista. È proclamato Beato a Torino il 2 maggio 2015.
In occasione della sua beatificazione il Cottolengo e il comitato di postulazione ha prodotto un documentario per far conoscere la sua storia e farne scoprire e apprezzare la figura. Il filmato, dal titolo “Fratel Luigi, gesti di santità”, con la regia di Andrea Tomasetto e Tiziano Gaia, si avvale delle testimonianze delle tante persone che hanno conosciuto Fratel Luigi e conservano impresso nel cuore il ricordo delle sue parole, delle sue azioni, della sua carità: compaesani e compagni di giochi, commilitoni con cui ha condiviso la guerra in Russia, confratelli e consorelle del Cottolengo, famigliari, pazienti.