Incontro e ascolto: così si cambia
Condividiamo di seguito l’articolo di Avvenire del 13 gennaio 2022 (inserto È vita – pag. III) in cui Padre Carmine Arice commenta il Messaggio di Papa Francesco per la XXX Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà il prossimo 11 febbraio.
«Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre»: è il passaggio centrale del Messaggio per la XXX Giornata mondiale del Malato in cui il Papa invita a considerare l’altissima dignità e la grande responsabilità degli operatori nel mondo della salute e della cura, dignità e responsabilità che aggiungono all’agire professionale la caratteristica di missione.
Essere misericordiosi come il Padre significa avere lo stesso sguardo di Dio sulla persona malata, uno sguardo affettivo, capace di avere l’intenzione di offrire vicinanza all’infermo e di realizzare un effettivo ed efficace incontro, e intraprendente nell’agire perché alla parola non manchi il gesto concreto del prendersi cura, fatto con amore e competenza. Tutto questo significa essere le mani e il cuore di Dio per il malato, passando dalle parole ai fatti per offrire una cura integrale.
La letteratura scientifica si diffonde sull’importanza della medicina personalizzata e narrativa: prendersi cura di tutto l’uomo, e farlo senza mai omettere di considerare la sua singolarità biografica, la sua storia. Non possiamo dire altrettanto della prassi, con un approccio che pone attenzione prioritaria alla malattia più che al malato. L’atteggiamento empatico dell’operatore verso il malato, per esempio, risulta essere caratteristica di qualche specialista particolarmente sensibile, pur consapevoli, come affermano illustri scienziati, che «quello che succede quando l’empatia è praticata è direttamente mappato su regioni cerebrali che si occupano di ciò che sperimentiamo» (T.Singer). Da qui l’importanza dell’appello del Santo Padre: «Il malato è sempre più importante della sua malattia…
Ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure». L’ascolto è esercizio che riguarda tutti gli operatori sanitari e pastorali, pur avendo obiettivi che possono sembrare più specifici, perché la domanda di senso – anche questa evocata con forza dal Messaggio – tocca corpo e spirito.
Già Socrate ammoniva: «Non permettere che alcuno ti convinca a curarlo se prima non ti abbia aperto il suo cuore, giacché il grande errore che commettono i medici del nostro tempo, nel sanare le infermità, è di considerare separati lo spirito e il corpo. Non si può guarire l’uno senza curare l’altro».
Padre Carmine Arice, Padre generale della Piccola Casa
da Avvenire – inserto È vita del 13 gennaio 2022