La Veglia Pasquale alla Piccola Casa di Torino
La sera di sabato 16 aprile 2022 il Padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice, ha presieduto la solenne Veglia pasquale nella Chiesa del Cottolengo di Torino. Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata da Padre Arice.
«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”.
L’annuncio dei due uomini in abiti sfolgoranti – simbolo della loro provenienza dal Regno della luce, cioè da Dio – stupisce le donne che, impaurite, trovano il sepolcro vuoto, e stupisce anche l’Apostolo Pietro che recatosi a verificare ciò che gli era stato detto, nella tomba presso il Calvario trova solo i teli che avevano avvolto il corpo morto di Gesù. Paura e stupore sono i due sentimenti che sottolinea l’evangelista Luca raccontandoci la straordinaria e inaspettata sorpresa e a sentire l’incredibile annuncio: non è qui è Risorto! Evidentemente gli annunci della Pasqua che Gesù aveva fatto agli Apostoli durante la sua vita terrena non erano stati né compresi e tanto meno interiorizzati. La sorpresa è grande e lo stupore non è ancora quello della si genera dopo aver sperimentato qualcosa di bello e di grandioso, ma quello che segue una notizia imprevedibile!
Nessuno è stato testimone diretto della Resurrezione di Gesù, come nessuno, eccetto Colei che era direttamente interessata, la Vergine Maria, è stato testimone dell’incarnazione per opera dello Spirito Santo e della venuta del Figlio di Dio nella storia; nell’uno e nell’altro caso ci vengono dati dei segni che indicano l’avvenimento: nella grotta di Betlemme il segno è un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia; a Gerusalemme il segno di quello che è accaduto è una pesante pietra rimossa, un sepolcro vuoto e i teli, tra cui la sindone, che hanno toccato le carni del Signore Gesù morto.
Ancora una volta, Dio è coerente nel suo stile: nulla di eclatante, nulla che possa forzare a credere, nessun avvenimento spettacolare che renda incontestabile quello che è avvenuto, bensì dei segni che sono un appello alla fede e un annuncio a cui liberamente si può aderire.
Cari fratelli e sorelle, in questa santissima notte di Pasqua, che vogliamo celebrare in comunione con tutti i cristiani – compresi quelli ortodossi che la celebreranno domenica prossima – ma anche con quanti sono ancora profondamente segnati dai diversi volti del venerdì santo, chiediamo con insistenza il dono più grande e più necessario di cui abbiamo bisogno: la fede pasquale, cioè il dono di guardare alla storia, alla nostra vita, ai nostri dolori e alle nostre gioie, alle fatica e alle speranze, ai dubbi, ai fallimenti e ad ogni germe di bene, con gli occhi della Pasqua, con gli occhi della fede. È questa la condizione perché l’exultet e l’alleluia possano essere cantati anche in mezzo alle macerie delle numerose guerre che ci sono sul pianeta; è questa la condizione perché chi è perseguitato per causa del Vangelo e della giustizia possa gradire il suono delle campane a festa; solo alla luce della fede pasquale quanti stanno vivendo l’agonia della morte o sono segnati da malattie devastanti e quanti vivono nella solitudine e nell’abbandono, possono cantare “questo è il giorno che ha fatto il Signore, alleluia! Rallegriamoci ed esultiamo, alleluia!”.
Sì, Cristo è risorto, ma non del tutto perché il Cristo integrale è formato dal Capo e dalle sue membra, dalla testa che è Lui più il Corpo che è la Chiesa e se il Capo è risorto ed è assiso alla destra del Padre, le sue membra sono ancora nella tomba.
Egli è il primogenito dei morti, ricorda l’Apostolo Paolo, perché gli altri fratelli lo seguiranno nel risorgere dai morti. Quante membra del Suo corpo continuano ancora oggi la sua passione: ed è solo la fede pasquale che può aiutare a portare certe croci, sapendo che l’ultima parola è la vittoria della vita sulla morte, della luce sulle tenebre, della grazia sulla miserie umane.
Avere una fede pasquale significa credere alla potenza dello Spirito Santo che darà ai nostri corpi mortali la vita nuova, ben diversa da quella abitata dal nostro corpo terreno, come vita nuova è quella di Cristo che ora è presso il Padre il cui Corpo, come ci racconteranno le apparizioni post-pasquali, è glorificato.
La liturgia di questa notte Santa ci dà un altro annuncio essenziale per il nostro cammino di fede: la grazia e la potenza dei sacramenti del battesimo mediante il quale riceviamo l’incorporazione a Cristo e il germe della vita eterna, e dell’Eucarestia grazie alla quale avviene la trasformazione dell’uomo in Dio, come ricorda il teologo di Aquino. Questo significa che tutto quello che è già successo al Capo che è Cristo, è anche iniziato nelle sue membra che siamo noi che siamo in cammino verso il compimento.
In questa santa notte rendiamo grazie al Signore per il dono dei sacramenti della fede perché sono il grande dono che la Pasqua del Signore ha fatto a noi che ancora camminiamo su questa terra, sono forza divina per chi sta attraversando una valle di lacrime, sono l’occasione che abbiamo perché questa novità di vita e di sguardo che ci dona la Pasqua possa essere accolta e vissuta ogni giorno.
Attorno al Risorto, in questa santa notte, nasce anche la Chiesa, comunità dei credenti e discepoli del Signore, uniti tra loro non da umana simpatia ma da qualcosa di ben più grande: dalla fede nel Signore Risorto, dal suo Spirito, dall’avere l’unico Battesimo e mangiare lo stesso Corpo Eucaristico.
Il giovedì santo abbiamo sottolineato l’importanza della comunione, dell’amore reciproco, del lavarci i piedi gli uni gli altri, realtà che prova l’autenticità delle nostre celebrazioni; questa notte vorrei sottolineare l’importanza della missione che il Risorto affida alla sua comunità: portare la fede pasquale e il Vangelo fino ai confini della terra.
Sorelle e fratelli carissimi, quando lo stupore per la sorpresa di quello che è avvenuto si trasforma in stupore per la bellezza contemplata e sperimentata, quando il nostro incontro con il Risorto ci tocca profondamente e dà gusto e pienezza alla nostra vita, allora avremo un solo desiderio: gettare in ogni nostra giornata semi di Pasqua, diffondere a macchia d’olio quella luce che viene da Colui che illumina e dà forza e senso anche alle notti più buie. La nostra gioia sarà amare e consolare non perché la nostra passione è finita e le difficoltà sono sparite ma perché la Pasqua di Cristo ci abita profondamente, la gioia del Vangelo – tutt’altra cosa da un’euforia passeggera – si legge nei nostri occhi e tacere l’unica parola che può dare speranza certa al nostro cuore non è più possibile.
Quest’anno la Piccola Casa avrà la gioia di celebrare un frutto straordinario della Pasqua del Signore, la beatificazione di suor Maria Carola che, come sappiamo sarà a Meru, in Kenya il 5 novembre prossimo. Da dove sorgeva in questa nostra sorella la passione per l’evangelizzazione, il suo zelo perché il Vangelo di Cristo raggiungesse anche le persone più lontane e l’offerta della Sua in sacrificio per il Regno? Suor Maria Carola aveva occhi pasquali e il mondo, la gente, la vita e la morte, la missione, la sua malattia e la sua vita consacrata, tutto leggeva alla luce della Pasqua del Signore.
Avanti in Domino, con fiducia, nonostante tutto! Avanti in Domino e lasciamo che il Risorto guarisca la nostra miopia spirituale; la Sua Pasqua non schiaccia la nostra vista su un presente corto e senza speranza e a volte duro e terribile, ma ci fa guardare lontano, al compimento, alla vita nuova che nasce dopo le doglie di un parto necessario seppur doloroso.
Se tutto questo è vero, allora possiamo augurarci di vero cuore buona Pasqua a tutti! Possiamo cantare la nostra gioia che non è frutto di un entusiasmo passeggero ma che nasce dalla certezza che il Risorto ci ha promesso che là dove il Capo lì saranno anche le membra e quell’Amore oblativo e gratuito che ci ha invitato vivere con generosità, è un germe di vita nuova ben più forte di qualsiasi morte.
Padre Carmine Arice