Padre Carmine Arice sabato 20 giugno alle 6.30 nella festa della Consolata ha presieduto la Messa in santuario per la Piccola Casa della Divina Provvidenza. Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da padre Arice.
“Consolati da Dio, consoliamo quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione” (cfr. 2Cor 1,3-7).
Cari fratelli e sorelle siamo venuti pellegrini nella casa di Maria, nel santuario più caro al popolo di Dio che è in Torino, per ringraziare, per lasciarci raggiungere e consolare dallo sguardo materno della Vergine e intercedere per noi e per i nostri fratelli il dono dello Spirito Consolatore. Sono questi tre atteggiamenti che, nella pluriennale storia di questo Santuario sono stati sempre presenti nel cuore di umili devoti come di grandi santi. Sappiamo bene che questo luogo è stato culla per numerosi santi e fondatori di famiglie religiose con cui è stato benedetto Torino e il Piemonte. Uomini di Dio come san Giuseppe Cafasso, il Beato Giuseppe Allamano, il Beato Piergiorgio Frassati, per citarne alcuni, hanno avuto una frequenza in questo santuario e una devozione alla Consolata che ha segnato la loro vita spirituale. In questo santuario si rifugiava sovente anche il santo Cottolengo per pregare, portare ai suoi piedi la Piccola Casa e trovare un po’ di pace tra le sue numerose occupazioni a servizio dei poveri. E ancora oggi, per una grazia speciale, questo è un luogo nel quale i cuori si aprono a Dio e, per intercessione di Maria, si trova consolazione e ispirazione per una vita più autenticamente cristiana.
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci invita a guardare a Maria, la Vergine consolata e consolatrice, non solo riconoscendo in lei il privilegio della divina maternità, ma soprattutto scrutando in lei quello stile di vita evangelica, di discepola del Signore che l’ha distinta con ineguagliabile bellezza. Guardata da Dio con amore di predilezione, ha risposto con tutto il cuore e con docilità all’opera della grazia fino a diventare il capolavoro di Dio e dell’umanità. La sua grandezza non si limita al privilegio di essere stata l’Immacolata Madre del Signore – misterioso disegno di Dio -; Maria è stata grande anche per la sua adesione fedele, libera e responsabile alla Parola di Dio vissuta in ogni situazione, sia essa gaudiosa, che luminosa, o dolorosa o gloriosa. Per questo Ella è l’icona eccellente del credente, il modello del credente; guardando a Lei capiamo sia il nostro poter essere che il nostro dover essere.
Quando veneriamo un’icona mariana come quella che si trova in questo santuario, mentre affidiamo a Lei le nostre intenzioni e la nostra preghiera, non dimentichiamo mai che la grazia più grande che possiamo chiedere è proprio la fedeltà alla Parola di Dio per una vita cristiana coerente e generosa. Così non onoreremo la Consolata solo con le labbra ma ci dimostreremo suoi figli principalmente nell’imitarla nelle sue virtù come insegnava assiduamente il Cottolengo quando additava la Santa Madonna alla sua famiglia carismatica.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci mostra la Vergine dritta, accanto al suo Figlio crocifisso, a consolare con la sua presenza l’ora del compimento. E’ proprio in questa icona evangelica troviamo spiegato, con speciale eloquenza, il ministero della consolazione!
Di consolazione ne abbiamo bisogno tutti e ne abbiamo bisogno ogni giorno; la solitudine non è per l’uomo il quale è stato generato dalla comunione e per la comunione. Lo abbiamo ben sperimentato in questo tempo di pandemia che ha costretto molti alla solitudine e per alcuni anche al distacco crudele da persone care che per la morte sopraggiunta in questa situazione non hanno potuto nemmeno salutare.
Di consolazione ne abbiamo bisogno tutti, ma ne hanno bisogno soprattutto gli afflitti, perché quando si soffre nel corpo e soprattutto nello spirito, il bisogno di consolazione è immenso. E allora se il dolore isola e la sofferenza morde tenacemente la vita, la presenza di chi ama rende meno insopportabile la notte. Non si tratta di dire tante parole, anzi, in certe situazioni la parola è fastidiosa e fuori luogo. Maria ai piedi della croce non parla; e non si tratta nemmeno di fare miracoli perché le cose cambino radicalmente, cosa che il più delle volte è impossibile. Consolare un morente non significa assicurargli che la sua morte sarà evitata, ma abitare quello spazio che separa la sua solitudine – e a volte la sua disperazione – con una mano che stringe forte la sua perché non sia solo.
Cari fratelli e sorelle, questa pagina di Vangelo ci aiuta a far memoria della missione più alta alla quale siamo chiamati come Chiesa: stare in mezzo alla gente, accanto ai crocifissi del nostro tempo per essere sacramento della Presenza del Signore. La credibilità di ogni parola pronunciata da una comunità cristiana sarà proporzionata alla sua capacità di abitare la strada come la casa di chi continua ancora oggi la passione di Cristo Crocifisso.
La Vergine Consolata ai piedi della croce ci mostra quanto sia necessario consolare perché l’uomo non ha bisogno solo di pane, di vestiti, di cure mediche, di una casa. Con il pane, il vestito, la salute, la casa l’uomo ha bisogno di tenerezza, di vicinanza, di compagnia. E allora la consolazione diventa l’esperienza di essere ancora importanti per qualcuno, l’occasione di sperimentare che la vita, per quanto fragile e compromessa, ha ancora una dignità e un senso.
Così ci ha guardati Dio quando ha mandato a noi la sua consolazione, Cristo Gesù. La sua consolazione, infatti, non è stato un teorico pensiero a nostro favore o una dichiarazione d’amore fatta a parole; la sua consolazione ha acquistato il volto umano del Suo Figlio che è venuto a condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana. E scendendo negli inferi degli uomini, ha preso per mano ogni sorta di umana sofferenza per donare la pienezza di ogni consolazione: la salvezza.
Ecco perché l’Apostolo nella seconda lettura ci ha esortato a consolare “quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione” con la stessa consolazione con cui siamo stati consolati noi stessi da Dio! A chi frequenta questo Santuario la Vergine gli affida una missione: tenere gli occhi e il cuore ben aperti verso l’Alto a cercare Dio e sulla strada a cercare coloro che hanno bisogno di Consolazione e insieme incontrare il volto bello e buono di Colui che può salvarci la vita. Ma insieme!
Se rileggiamo le pagine del Vangelo dove si narra la vita di Maria troveremo che poche parole sono state pronunciate dalla vergine, nulla di straordinario è stato da lei compiuto, ma sempre ha condiviso la sua vita con il suo popolo, con il Figlio, con gli Apostoli in attesa dello Spirito Santo. Guardando a lei, allora, la Consolatrice, davvero il Signore ci doni di essere consolati e di essere ministri di consolazione per il suo popolo.
padre Carmine Arice