Domenica 24 maggio il padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice, alle 8 nella Basilica salesiana di Maria Ausiliatrice a Torino ha presieduto la Messa nella solennità di Maria Ausiliatrice.
Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da padre Arice.
Cari fratelli e sorelle,
ringrazio di cuore il Rettore della Basilica, il carissimo don Guido, per avermi invitato a presiedere questa Eucarestia nella Solennità di Maria Ausiliatrice e lo ringrazio pure per la sua cordiale e orante vicinanza alla Piccola Casa della Divina Provvidenza offerta in occasione della difficile situazione che stiamo attraversando con tutta l’umanità per la nota pandemia.
Quando si vivono momenti di sofferenza così forte e di prove così dolorose come questa che stiamo attraversando, tutti abbiamo bisogno di sentire la vicinanza consolante e concreta di fratelli e sorelle che condividono con noi la fatica e il patire; tutti abbiamo bisogno di sapere che non siamo soli ad attraversare una notte oscura così intensa; tutti abbiamo bisogno della vicinanza di qualcuno che, se pur non muta la durezza del momento, sostiene il difficile cammino che si vive rendendolo meno crudele.
Forse proprio per questo il Signore Risorto prima di salire al Cielo ha assicurato ai discepoli una sola cosa: la Sua presenza: “Ecco io sono con voi tutti giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Sì, perché la sofferenza più grande dell’uomo, che rende più insopportabile ancora il dolore fisico, è la solitudine unita alla sensazione di non essere nel cuore di nessuno, di non appartenere a niente e di conseguenza, di trascorrere giornate senza senso. Lo potrebbero dire, per esperienza vissuta sulla loro pelle, per esempio, i numerosissimi anziani spesso lasciati soli, con patologie importanti e che a volte ricevono le attenzioni dovute solo nella misura in cui avanza qualcosa in investimenti e tempo. E l’elenco potrebbe essere molto lungo.
Potremmo chiederci: come il Signore Risorto che oggi ascende al Cielo, facendo alzare il nostro sguardo verso la nostra meta ultima e definitiva, rimane accanto a noi durante il nostro pellegrinaggio terreno?
Certamente attraverso il Suo Spirito dato ai discepoli già dal momento in cui “chinato il capò, spirò” e questo è il dono più grande che il Vangelo ci insegna a chiedere con insistenza nella preghiera; per opera dello Spirito, poi, è con noi e ci tocca mediante i sacramenti che celebriamo, in primis l’Eucarestia tanto desiderata da molti credenti in questo tempo di forzato digiuno eucaristico; è con noi con la Sua Parola, rivelazione della Sua presenza salvifica e alimento della nostra fede capace di darci lo sguardo di Dio su ogni realtà; è con noi mediante la carità di tanti fratelli e sorelle che prestano al Risorto le loro mani per continuare a prendersi cura del suo gregge, la loro voce per annunciare il vangelo, il loro cuore per educare i giovani – come ci ha insegnato don Bosco – la loro sollecitudine per dire nel nome di Cristo: sei prezioso ai mie occhi e io ti amo!
Ma c’è un modo particolarissimo con cui Egli è rimasto con noi per combattere e vincere la nostra solitudine: quando Cristo Signore dalla croce ha detto alla Madre “ecco Tuo Figlio” in quel Figlio, c’era tutta la Chiesa, ci siamo tutti noi. E se alla Madre viene chiesto di prendersi cura di noi, di essere l’aiuto dei cristiani fino alla fine del mondo, a noi viene chiesto di riconoscere in lei la Madre di Dio e la discepola fedele che ha saputo vivere in pienezza su questa terra e che ora continua ad essere ausiliatrice dal Cielo.
Nella preghiera di colletta all’inizio della celebrazione eucaristica abbiamo detto che è stato il Signore a costituire la Vergine Maria madre e aiuto dei cristiani; per questo chiediamo la sua intercessione affinché la forza dello Spirito ci aiuti a superare con sapienza e amore tutte le prove e partecipare fin d’ora alla vittoria di Cristo.
Sapientemente la preghiera non chiede di eliminare le prove della vita, questo è impossibile, ma a superarle con sapienza e amore, così come ha fatto la Madre celeste, fedele fino ai piedi della croce e perseverante in preghiera con gli apostoli nel cenacolo a tenere unita la Chiesa.
Chiediamo oggi sapienza e amore per i nostri pastori che hanno il difficile compito di guidare con parresia e misericordia questo tempo così complicato; sapienza e amore lo chiediamo per quanti hanno la responsabilità del bene comune, i nostri amministratori, i nostri politici affinché nessun interesse sia anteposto al bene del popolo nella giustizia e verità; sapienza e amore lo chiediamo per la grande famiglia salesiana che ha in don Bosco un esperto di vicinanza educativa e consolante, e nella Vergine Ausiliatrice Colei che continuamente intercede il dono dello Spirito per la grande missione a cui sono chiamati.
Sapienza e amore lo chiediamo per tutti noi in questa festa dell’Ascensione che ci aiuta a fare memoria di due verità importanti: la nostra patria definitiva, il Cielo dove la presenza reciproca, in un dialogo d’amore infinito tra noi e Dio, sarà definitiva; e la dignità del nostro corpo, di ogni corpo anche se fragile e martoriato, perché membra del corpo stesso di Cristo destinato a vivere con Lui nella gloria.
Sì, Vergine Ausiliatrice, mentre ti ringraziamo per la tua materna sollecitudine, ti chiediamo con insistenza, intercedi per noi sapienza e amore. Amen!
Padre Carmine Arice, ssc