La Veglia pasquale al Cottolengo di Torino
La sera di sabato 11 aprile il padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice, ha presieduto la solenne Veglia pasquale nella Chiesa Grande del Cottolengo di Torino, vuota in ottemperanza alle misure anticontagio a contrasto del coronavirus. Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata da padre Arice.
Cari fratelli e sorelle,
è con grande gioia spirituale che questa notte accogliamo il saluto di Gesù Risorto, vivo, alle donne di Gerusalemme: “Salute a voi”! Non potevamo sperare un augurio più grande, in questo tempo così tribolato che stiamo vivendo: Salute a voi! E con questo saluto tutti abbiamo bisogno di sentire, in questa notte santa, l’esortazione degli angeli a non avere timore;
Sappiamo che il sostantivo salute, sia in greco che in latino, evoca non tanto la sanità fisica ma il dono della salvezza, e con essa la pienezza di ogni bene e dono divino. Questa salute la può dare Dio soltanto, proprio perché non tocca solo la sfera fisica, che prima o poi cederà il passo alla fragilità della condizione umana, ma riguarda la vita eterna. Ecco, allora, il dono prezioso della vita, tempo nel quale possiamo conoscere e amare Dio, amare i fratelli e accogliere liberamente il dono della salvezza.
La liturgia di questa notte santa è di grande consolazione, a iniziare dal lucernario con l’accensione del cero pasquale, memoria di un Dio che vince le tenebre: lo esprime bene il preconio pasquale cantando la lotta tra la vita e la morte, il bene e il male, la grazia e il peccato. Lo canta, con esultanza, l’alleluia annunciando la vittoria di Dio.
Cari fratelli e sorelle, dopo la celebrazione di questa notte, tanti di noi continueranno a tribolare, alcuni concluderanno la loro giornata terrena, altri piangeranno i propri cari che li hanno lasciati; per tanti sarà ancora Venerdì Santo. L’umanità avrà ancora bisogno di uomini e donne che come Maria stanno ai piedi dei crocifissi del nostro tempo, di compagni di viaggio che dividono il pane e la fatica. Ciò che però ci viene donata, in questa santa Veglia, è la speranza, quella che non delude. L’alleluia che abbiamo cantato nella fede è annuncio di un Dio che ha già vinto le conseguenze del peccato del male e soprattutto ha vinto la morte. Ed è proprio per questo che ci giochiamo tutto nell’amicizia con il Signor il quale, se lo vogliamo, ci concede il dono di vivere già ora risorti nella fede.
Di queste verità poco ci accorgiamo e poco sentiamo di averne bisogno quando i tempi sono spensierati; anzi a volte può assalirci anche qualche delirio di onnipotenza pensando di essere forti e invincibili; a volte si vive come fossimo immortali e che mai della nostra vita dovremo tirare le conclusioni. Poi arriva il tempo della prova e allora la scelta si fa necessaria: o disperare o gettare il cuore là dove una Speranza possiamo trovarla, abbracciati a Colui che davvero sempre vince nell’amore!
Qualcuno, a questo proposito recentemente ha scritto: “i cristiani si sono inventati una storia a lieto fine. Ma la realtà è ben diversa”. Questo è un pensiero e una tentazione che può passare anche nella nostra mente mettendo alla prova la nostra fede. Ma poi rileggo i Vangeli, sento narrare la storia della salvezza come abbiamo fatto questa sera nelle letture che abbiamo ascoltato, mi metto alla scuola della sapienza biblica che educa il cuore al bene, al vero, al bello, rileggo i vangeli e sento il racconto di un Signore che ha avuto solo la preoccupazione di rendere felice la vita dei suoi amici, che si prende cura degli ultimi e dei malati per dire loro che sono preziosi agli occhi di Dio, entro nel Cenacolo e sento il Maestro che parla dell’amore come senso dell’esistenza, vedo il suo gesto di spezzare il pane e lavare i piedi come un servo, guardo il crocifisso ascoltando il racconto della sua passione che mi apre lo sguardo sul suo amore fedele fino alla fine per la mia salvezza, vedo la testimonianza di tanti suoi amici che nel suo nome rendono questo mondo più umano, che sono capaci di perdono fino al martirio, di oblazione fino a consumare se stessi per i fratelli, e il mio cuore si convince: è Cristo il senso della storia, e altro senso non lo trovo, altra speranza non mi sostiene.
Cari amici, mai come quest’anno ha senso augurarci “Buona Pasqua”: sì, possa davvero il Signore Risorto donare al nostro cuore la grazia di vivere in questo mondo illuminati dalla Sua presenza che dice ad una umanità sofferente: non abbiate timore, sono con voi e con me, che sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine, come abbiamo segnato sul cero, l’ultima parola è Salute! E con la salvezza il dono pasquale della pace del cuore e tra i cuori.
Buona Pasqua Piccola Casa sparsa nel mondo; buona Pasqua fratelli e sorelle che avete consacrato a Lui tutta la vostra vita, diventando sentinelle che annunciano l’aurora senza tramonto; buona Pasqua sorelle di vita contemplativa che elevate ogni giorno la vostra lode a Colui che è sorgente di ogni bene e che intercedete per tutta l’umanità grazia e benedizione dal Cielo; buona Pasqua a voi operatori laici che aiutate ogni giorno la missione della famiglia cottolenghina rendendo gloria a Dio e al suo amore provvidente nel servizio ai poveri e agli ammalati, dando così significato pieno al vostro prezioso lavoro; buona Pasqua aggregati e aggregate, oblate e volontari, simpatizzanti e benefattori della nostra Opera che siete rami preziosi di quell’albero di carità sognato dal nostro Fondatore; buona Pasqua a voi ospiti della Piccola Casa che siete la parte preziosa della Piccola Casa, perché solo con voi la nostra è Opera di Vangelo; buona Pasqua a voi cari fratelli e sorelle ammalti che state vivendo più intensamente la vostra passione, partecipando con Cristo alla salvezza del mondo: possiate sentire il Signore che come alle donne di Gerusalemme gli va incontro dicendo: salute a voi, non abbiate timore, sono con voi;
buona Pasqua Piccola Casa: gioisci perché in te abita il Risorto, gioisci perché il germe della vita da Lui seminato non conosce corruzione. Anche in questi giorni possa tu essere come un cero pasquale permanente, segno luminoso della vita che vince la morte! E quando questo cero lo dovremo mettere anche accanto a chi ha concluso la sua giornata terrena, gioisci perché la vita non è tolta ma trasformata!
Per tutto questo, in questa notte santa, benediciamo il Signore e cantiamo Deo gratias!
Padre Carmine Arice