Pubblichiamo l’omelia che il padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza don Carmine Arice ha pronunciato venerdì 17 gennaio 2020 nella Messa di avvio della Peregrinatio delle reliquie di san Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Sono particolarmente riconoscente alle suore cottolenghine per aver voluto accompagnare la terza tappa del loro cammino post capitolare con la peregrinazione di alcune reliquie del nostro santo Fondatore, Giuseppe Cottolengo: una di primo grado ex ossibus, e poi il mantello da lui adoperato, un libro di preghiere e soprattutto il calice con il quale san Giuseppe Cottolengo ha celebrato molte volte il divin sacrificio e che oggi avremo la gioia di adoperare durante questa celebrazione eucaristica. Deo gratias!
La proposta di questa peregrinatio è stata accolta con gioia ed entusiasmo dall’Assemblea dei tre Consigli generali di vita consacrata cottolenghina nel luglio 2019 e da quel momento è diventata un’iniziativa condivisa da tutta la famiglia cottolenghina. In una vera famiglia spirituale deve essere così: non importa di chi è l’idea originaria; quando si riconosce che essa può essere un dono per tutti, la si accoglie, la si condivide e si mette tutto l’impegno perché possa riuscire al meglio. E io sono convinto che quest’anno, se lo vivremo con fede, sarà una grazia per tutti i figli e le figlie della Piccola Casa e lo sguardo benedicente del nostro Fondatore che oggi simbolicamente ha rivolto ai rappresentanti dei diversi rami della famiglia cottolenghina che si sono recati a prendere la sua reliquia sull’altare a lui dedicato, si estenderà a tutti i membri della famiglia cottolenghina in Italia e nel mondo. Non c’è gioia più grande per un Fondatore di una comunità ecclesiale che vedere la sua famiglia unita, impegnata a camminare insieme sulle strade del Vangelo, vedere figli e figlie che fanno di tutto per rimanere fedeli al carisma ricevuto e condiviso per essere costantemente sviluppato e approfondito in sintonia con la Chiesa (cfr. MR 11).
Saggiamente, presentando la terza consegna del cammino post capitolare, Madre Elda ha scritto: “Tutte noi, figlie e figli di san Giuseppe Cottolengo, dobbiamo sempre ascoltare i suoi insegnamenti, interiorizzare e custodire la sua esperienza evangelica, per continuare la missione carismatica che lui ha consegnato alla Chiesa e che noi siamo chiamati a vivere, sviluppare e trasmettere nelle mutate e diverse situazioni culturali dell’oggi”.
Quanto espresso dalla Madre dice bene il frutto auspicato per la grande e bella Famiglia Cottolenghina, e siamo anche certi che il passaggio della memoria del Santo per le strade del mondo sarà un’opportunità per far conoscere ulteriormente il suo carisma e la sua spiritualità, dire a chi incontriamo il suo pensiero sulla dignità di ogni persona, sul valore incondizionato della vita comunque essa si presenti, sulla bellezza di prendersi cura gli uni degli altri, sul bisogno di giustizia di questa nostra società che non di rado è persino capace di generare scarti umani. Ma soprattutto sarà l’occasione per annunciare al mondo la gioia di avere un Padre Buono e Provvidente che pensa a noi più di quanto possiamo immaginare, di dire che è la carità di Cristo che genera vita, ci tiene uniti e ci spinge ad amare, di esortare a quanti incontriamo a non avere paura perché Dio conosce solo strade di bene e di salvezza per tutti, anche quando i nostri occhi si riempiono di lacrime e il nostro cuore ci sembra ferito da una spada.
La peregrinatio inizia oggi, 17 gennaio, giorno nel quale cantiamo il Te Deum per l’apertura della Volta Rossa avvenuta 192 ani fa. Quanti mutamenti da quella mattina forse gelida nel clima invernale, ma colma di gioia e gratitudine nel cuore del pastore e canonico buono Giuseppe Cottolengo. I mutamenti sono iniziati già nella sua breve e intensa vita e già ai suoi tempi quando tutto sembrava così difficile da compromettere la continuazione di questa divina avventura, tutto è sempre ricominciato in modo nuovo e inatteso: dall’Ospedaletto di via Palazzo di Città alla Casa in Borgo Dora, da una famiglia attorno ai poveri di soli laici a una famiglia carismatica dove la vita religiosa ha avuto e ha un ruolo centrale e significativo, dalla città di Torino al Piemonte e a tutto il regno Sardo, all’Italia e al mondo intero.
In questi 192 anni la Divina Provvidenza è stata sorprendente e se non cediamo alla tentazione di guardare anzitutto alle difficoltà e alle fatiche, alle nostre povertà e persino ai nostri peccati, ma alziamo lo sguardo per scrutare gli evidenti segni dell’Opera della Provvidenza abbondantemente donati, non possiamo che cantare un sentito Deo gratias. E sono certo, cari figli e figlie della Piccola Casa che, nonostante i nostri limiti, la Provvidenza Divina continuerà a sorprenderci. Con san Vincenzo de Paoli, il Cottolengo amava ripetere che la Divina Provvidenza si serve di materiale semplice e umile. Questo, però, non ha impedito al Cottolengo e non impedisce nemmeno a noi di pensare in grande, seppur con profonda umiltà. Per questo mi auguro che la peregrinatio che oggi iniziamo guardando al santo Cottolengo e facendo memoria della sua storia e dei suoi insegnamenti, ravvivi la nostra fiducia nella Divina Provvidenza perché altre pagine di vita possano essere scritte.
Non so se il 17 gennaio 1828 il Cottolengo avesse già in mente di fondare famiglie religiose, dubito! Non lo so se quando ha fondato le famiglie di vita apostolica egli avesse già in mente di fondare anche quelle di vita contemplativa, forse! Non lo so se quando ha chiesto al Granetti e a diversi altri laici di partecipare alla sua avventura abbia pensato che un giorno molti “Granetti” avrebbero aiutato la missione cottolenghina; non lo so se quando ha pensato la Piccola Casa come un albero dai tanti rami, abbia anche pensato alla presenza della Piccola Casa in ben quattro continenti; non lo so se quando ha detto che la nostra casa è una casa di santi abbia anche pensato che oltre a lui, assieme a tutti i santi da Paradiso, in questa casa alcuni suoi figli sarebbero stati elevati agli onori dell’altare.
Ebbene, cari Figli e Figlie della Piccola Casa, se siamo fedeli alla grazia che abbondantemente riceviamo, la Divina Provvidenza continuerà a sorprenderci e di questo ne sono certo: la Divina Provvidenza continuerà a scrivere anche sulle righe storte delle nostre povertà, pagine di bene, di vangelo vissuto, di carità operosa.
Quali le condizioni perché questo sia possibile? Guardiamo le reliquie che peregrineranno.
- Un libretto di preghiere del Santo. L’origine dell’esperienza carismatica del Cottolengo è Dio, così pure della Piccola Casa nata per dire e dare Dio a chi la incontra, pur nel rispetto del cammino d ciascuno. Ma per fare questo occorre avere le radici là dove possono trovare la linfa necessaria. La preghiera personale e comunitaria e in particolare la meditazione della Parola di Dio è garanzia perché possiamo anche oggi essere non solo un’opera di filantropia ma un’Opera di Vangelo. Sappiamo bene che l’uomo, povero o ricco che sia, non ha bisogno solo di pane ma anche di senso e di salvezza.
- Il mantello del Santo. Mi piace pensare al mantello del Cottolengo come a quello della Madonna di Monteberico di Vicenza: sotto il suo manto si raccolgono tutti i suoi figli e le sue figlie che trovano sollievo nel corpo e nello spirito. Mantello in latino si dice pallium e nel suo significato più esteso si intende anche cura, copertura, una realtà che abbraccia senza costringere, che avvolge e protegge senza soffocare. Questo vogliamo e desideriamo per tutti gli ospiti della Piccola Casa e che chiediamo al Santo come grazia. Ho scritto negli orientamenti pastorali di quest’anno: “se non sappiamo ascoltare le piaghe [dei poveri] la nostra missione è fallita e non siamo credibili per nessuno”. E solo in questo contesto che la Parola del Vangelo può esser annunciata con fecondità.
- Il calice e la reliquia del suo corpo. Mi pare utile mettere insieme queste due reliquie perché sono profondamente unite come da causa ad effetto: la Vita di Cristo celebrata dal Cottolengo all’altare è la sorgente della vita in Cristo donata nel suo ministero sacerdotale e di servo dei poveri. Le parole “questo è il mio Sangue versato per voi” dette nel nome di Cristo, sono state vissute dal Cottolengo nel quotidiano dono di sé e così i fratelli e le sorelle hanno potuto mangiare alla tavola della carità vissuta e trovare vita. In quel calice unito al sangue di Cristo ci sono anche tutte le lacrime e le sofferenze dei poveri che partecipano con Lui alla salvezza del mondo. In quel calice c’è pure la sorgente di tutta la carità del Cottolengo, e da quel Calice egli ha attinto le energie che ha speso nel servizio del Regno di Dio.
Concludo: peregrinatio, per-agros, dice cammino, movimento, dinamicità e dice anche chiarezza della meta. Con il Santo facciamo della nostra vita un pellegrinaggio, dalla terra al Cielo, dal non senso al senso, dalla chiusura alla libertà, dalla solitudine alla comunione, dalla stanchezza e ripetitività alla profezia, da noi stessi ai fratelli, dal peccato alla grazia e sarà gioia, gioia piena, quella gioia che il mondo non conosce ma che il Signore riserva ai suoi amici fedeli. Amen.
Torino, 17 gennaio 2020
padre Carmine Arice