Se la Piccola Casa della Divina Provvidenza, più comunemente nota come “Il Cottolengo”, continua ad essere una realtà viva, il merito è di coloro che San Giuseppe Cottolengo chiamava “I Padroni”. Coloro cioè che, a causa di una o pluri-disabilità, di una situazione di povertà e per un contesto socio-economico difficile come negli anni ’40 in Italia, sono giunti alla Piccola Casa di Torino, accolti in una casa che hanno saputo sentire come propria, creando relazioni di vicinanza e prossimità tali da far sentire chiunque vi arrivi come in famiglia. Tra questi, oggi, desideriamo ricordare Angela che, nel sonno come in un grande abbraccio, ha lasciato martedì 31 luglio la Piccola Casa della terra per la Piccola Casa del cielo.
Nata sana, all’età di sei mesi a causa di una grave malattia perde la vista e l’udito entrando in un mondo senza suoni e senza colori. La mamma, una donna intelligentissima, valorizzò le potenzialità di Angela, insegnandole fin da piccolissima a prendersi cura del fratellino di pochi mesi. Ma quando la mamma prematuramente morì, il papà accompagnò Angela alla Piccola Casa di Torino dove ha vissuto per settanta anni, mantenendo forte il legame con la famiglia di origine e divenendo per questa Casa un luminoso esempio di fede, di pace e di mitezza.
Come si può vivere senza poter né vedere, né sentire, né parlare, avendo come unico canale di comunicazione la mano di un’altra persona, eppure essere felice?. In tanti, religiosi, collaboratori laici, volontari, pellegrini in visita alla Piccola Casa, papi e ministri se lo sono sempre chiesti, eppure Angela ha sempre disarmato tutti, piccoli e grandi, con il suo sorriso che illuminava lo sguardo nascosto dalle palpebre abbassate; come quel pomeriggio in cui stettero a lungo “guardandosi negli occhi”, lei e Papa Benedetto XVI.
Angela già qui aveva un altro sguardo sulle cose e sulla vita e con semplicità lo insegnava. Quante volte esclamava: “Che bella la luna oppure che bel tramonto” e a chi le chiedeva come poteva dire così, rispondeva che se Dio che è buono crea cose belle e buone anche la luna e il tramonto non potevano che essere belli.
Quel mondo senza suoni e senza colori lei l’ha saputo trasformare in un mondo pieno di luce e di calore, grazie alla sua fede, al suo coraggio, al suo amore per la vita.
Il silenzio della sua voce è stata “la parola”; quella che ha fatto vibrare le corde di tanti cuori, riaccendere la speranza, indicare la via, contagiando tutti con la sua serenità e con quella pace del cuore che aveva chiesto come miracolo alla Vergine di Lourdes, presso cui amava ritornare per ringraziare per la grazia ricevuta. E per la Madonna è stato anche il suo ultimo pensiero, quando lunedì sera aveva chiesto alla Suora di accompagnarla al Santuario della Madonna Consolata per salutarLa prima di partire per le vacanze.
Cara Angela, hai avuto troppa fretta e alle prime luci del nuovo giorno sei corsa incontro a Lei, lasciando tutti noi attoniti e sgomenti. Siamo tristi per il distacco, ma ci consolano le tue “parole” quando dicevi: che qui eri felice così e che una volta in Paradiso avresti visto, udito e parlato più di noi. Si! ne siamo sicuri, ora i tuoi occhi stanno contemplando il Volto di Dio, quel Volto che tu ci hai insegnato ad amare e a cercare, riconoscendolo in Te.
In un mondo autoreferenziale ci hai educato all’umiltà e in quel tuo toccare la mano, lasciandoti toccare ci ricordi che tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri, se vogliamo essere felici.
Grazie Angela prendi le nostre mani e guidaci sulla via della Vita.